venerdì 18 dicembre 2009

Medioevo ciclabile


Sull'edizione romana di corriere.it si parla della proposta delle associazioni cicliste capitoline che chiedono all'ATAC che trovi il modo di poter caricare le bici in metro.
Assurdo. Si è ritenuto, a ragione, che sia una notizia. Ma a pensarci bene sembra paradossale che ciò che in tutte le capitali europee è un dato di fatto a Roma sia una notizia da quotidiano. è inaccettabile che la notizia pubblicata non è che finalmente si possano caricare le bici in metro, ma solo che viene fatta una proposta da dei liberi cittadini.
Nel post "pedala che ti passa #2" (6 ottobre) già ho scritto di come funziona da queste parti....
Come dice don pizarro: "c'ha raggione mi fijo, stamo popo ar medioevo stamo"

martedì 15 dicembre 2009

Lavori in corso


In un post di http://degradoapriliano.blogspot.com/ si mostra come ad Aprila (LT) vengono rimossi alcuni cassonetti della spazzatura senza dare nessun tipo di informazione. Cosí i cittadini, ma questa non vuole peró essere una giustificazione, abbandonano buste e scatoloni lí dove prima erano presenti i contentitori.
La mancanza di informazione in questo caso sembra avere un ruolo fondamentale per il decoro urbano.
Penso che in fondo a Roma succede la stessa cosa. Ad esempio aprono cantieri senza avvisare (al limite mettono le bande bianche e rosse per evitare che la gente parcheggi) nè della durata dei lavori tantomeno viene detto a che servono . Spesso prima che il cantiere venga chiuso passano settimane, mesi...e nessuno sa quanto potrá durare il calvario. Il tutto sembra essere gestito dal fato. E i cittadini aspettano pazienti e soprattutto ignari del loro futuro. In questo senso comprendo in parte, ma solo in parte, le lamentele dei cittadini del Celio che non vogliono il cantiere della metro sotto casa (sinceramente chi lo sopporterebbe?). Sono consapevoli che saranno cantieri annosi, rumorosi e molesti.
Barcelona in questo periodo ha piú di 350 cantieri aperti, é una cittá cosí dinamica e perfezionista che sempre dispone eserciti di operai a sistemare strade marciapiedi semafori etc... certamente talvolta questo crea un certo disagio. Girando per la cittá si vedono decine di cartelloni che avvisano i cittadini del piano di rinnovo di alcune zone ed invitano a visitare il sito http://w3.bcn.cat/obres per sapere quando inizia, quando finisce e a che serve un determinato cantiere. Il sito é di facilissima consultazione ed é decisamente esauriente. Dategli uno sgurado
Dopo aver passato 5/10 minuti sul sito del Comune di Roma non ho trovato nulla di simile e anche se ci fosse non é bastato il tempo che gli ho dedicato per scovarlo. E comunque nessuno ha avvistao dell’esistenza di questa (eventuale) pagina.
Esisterá un archivio dei cantieri capitolini? E se esistesse, ci vuole cosí tanto a montare una paginetta web?

sabato 12 dicembre 2009

Ma che vordì?


La scorsa settimana sono tornato a Roma per 48 ore. Avevo da sbrigare un po’ di (mal)sana burocrazia. Ho trovato una città sporca, disordinata, caotica e inospitale
Ma soprattutto ho notato come i cittadini siano completamente abbandonati a loro stessi, tutto è poco accessibile e le informazioni scarse, sembra che non sia interesse delle autorità tenere i cittadini informati. Un esempio per tutti credo possano essere i cartelloni elettronici che delimitano le ZTL: Varco attivo/ Varco non attivo. Entrando in un dizionario online qualsiasi alla parola varco si trova: “varco [vàr-co] s.m. (pl. -chi) 1 Passaggio, passo, per lo più angusto e poco agevole: per un piccolo v. riuscirono a fuggire; scoprire un v. nel muro‖ Aprirsi un varco, riuscire a trovare uno spazio per passare: aprirsi un v. nella fitta foresta, nei reticolati, tra la folla
Bene, allora una apertura attiva vuol dire che permette il passaggio? Nel caso della ZTL quindi vuol dire che passo senza beccare la multa? Oppure il varco non attivo vuol dire che non è attivo il controllo sul passaggio e quindi non beccherò la multa quando il varco è non attivo? Mamma mia non capisco! Pensando tutte queste cose qui, con un serpentone di macchine minacciose e clacsonanti dietro le spalle, ho incrociato il maledetto varco più volte, beccando probabilmente il multazzo. Anche perché secondo me un varco non attivo vuol dire un passaggio non aperto: di lì non si può passare. Invece no! È tutto il contrario! Ma chi è il pazzo che ha coniato questo cartellone?Il comune che permette ciò è dalla parte dei cittadini o maliziosamente li vuole disorientare per multarli? Devo ammettere che non credo nella buona fede del cartellone.
A Barcelona la ZTL è delimitata da una serie di piloni che si abbassano o alzano a seconda delle fasce orarie, chiaramente esposte in un cartellone grande e leggibile anche da lontano. Non devi interpretare nessun messaggio folle, se il pilone è alzato non passi, altrimenti passi. Difficile vero?
Chi sarà mai il genio che ha inventato questo sistema visionario?

lunedì 7 dicembre 2009

Mamma Roma, addio!


Negli anni cinquanta io me ne andai, come oggi i ragazzi vanno in India, vanno via, anch’io me ne andai nauseato, stanco da questa Roma del dopoguerra, io allora a vent’anni, mi trovavo di fronte a questa situazione, andai via da questa Roma anni 50.

E me andavo da quella Roma addormentata, da quella Roma puttanona, borghese, fascistoide, quella Roma del volemose bene, annamo avanti, quella Roma delle pizzerie, delle latterie, dei sali e tabacchi, degli erbaggi e frutta, quella Roma dei mostaccioli e caramelle, dei supplì, dei lupini, dei maritozzi colla panna, senza panna, delle mosciarelle

me andavo da quella Roma dei pizzicaroli, dei portieri, dei casini, dei casini, delle approssimazioni, degli imbrogli, degli appuntamenti ai quali non si arriva mai puntuali, dei pagamenti che non vengono effettuati, quella Roma dei funzionari dei ministeri, degli impiegati, dei bancari, quella Roma dove le domande erano sempre già chiuse, dove ce voleva ‘na raccomandazione

me andavo da quella Roma dei pisciatoi, dei vespasiani, delle fontanelle, degli ex-voto, quella Roma della circolare destra e della circolare sinistra, delle mille chiese, delle cattedrali fuori le mura, dentro le mura, quella Roma delle suore, dei frati, dei preti, dei gatti

me andavo da quella Roma degli attici colla vista, la Roma di piazza Bologna, di Via Veneto, di via Gregoriana, quella dannunziana, quella eterna, quella di giorno, quella di notte, quella turistica, la Roma dell’orchestrina a piazza Esedra, la Roma di Propaganda Fide, la Roma fascista di Piacentini

me andavo da quella Roma che ci invidiano tutti, la Roma caput mundi, del Colosseo, dei Fori imperiali, di piazza Venezia, dell’Altare della patria, dell’Università di Roma, quella Roma sempre col sole estate e inverno, quella Roma ch’è meglio di Milano

me andavo da quella Roma dove la gente orinava per le strade, quella Roma fetente e impiegatizia, dei mille bottegai, de Iannetti, di Gucci, di Ventrella, di Bulgari, di Schostal, di Carmignani, di Avegna, quella Roma dove non c’è lavoro, dove non c’è ‘na lira, quella Roma der còre de Roma

me andavo da quella Roma della Banca Commerciale Italiana, del Monte di Pietà, di …chi cazzo, di campo de’ Fiori, di Piazza Navona, quella Roma che c’hai ‘na sigaretta, e prestame cento lire, quella Roma del Coni, del Concorso ippico, quella Roma del Foro che portava e porta ancora il nome di Mussolini, me n’andavo da quella Roma di merda!

Mamma Roma! Addio.

Remo Remotti

martedì 1 dicembre 2009

Italian's KKK


Oggi esco un pò fuori tema. Non confronteró Barcelona con Roma, ma piú in generale l’Italia con la Catalunya e la Spagna. Mi ero ripromesso di non farlo, ma quasi mai rispetto le promesse fatte con me stesso.
Ammetto di non essere un tifoso di calcio, anzi per la precisione del calcio non me ne importa un bel niente. Ma la scorsa settimana ho visto la partita Barça Inter, perché comuqnue mi piace lo sport e le buone competizioni. Alla fine l’Inter ha fatto una partita da dilettanti e mi sono annoiato un bel pò, avrei fatto bene a strmene a casa.
Durante la partita non sono mancati fischi e slogan contro Balotlli. Nero ed italiano sembra prorpio non piacere alla gente. Qui i giornali ne hanno parlato per un pò sottolineando l’assurditá dell’evento. Devo dire che mi sono vergognato. Si perchè al dilá del giudizio morale, il razzismo é a mio avviso un sentimento antico, vecchio, poco moderno, fuori tempo e passato di moda; le tifoserie di calcio in un certo senso rispecchiano la nostra societá (quella italiana) che un bel pó polverosetta é, avrebbe bisogno di una bella svecchiata. Il mondo di oggi é diverso assai da quello di ieri e le cittá sono ormai multietniche ed internazionali. La Spagna col suo passato colonialista ospita migliaia di latinoamericani di tutti i colori, africani, orientali e tanti ma tanti europei (anch’essi di tutti i colori). Barcelona ha quasi il 20% della sua popolazione che é nata in un altro paese (http://www.bcn.es/estadistica/castella/dades/anuari/cap02/C020108.htm). Niente male.
Il Barcellona Futbol Club ha un vivaio floridissimo, tante scuadre di allievi cadetti e pulcini venggono cresciute con le maglie azulgrana. Il club è quasi una famiglia, una comunitá che cresce giovani talenti per farli diventare campioni. Messi arrivó a Barcelona a 12 anni, per esempio. Nella storia del Barça ci sono decine di Totti e Maldini, persone cresciute nel club e ad esso negli anni fedeli.
Nelle tv locali le domenica vengono trasmesse le sintesi di tutte le partite delle varie categorie del Barça. Fra le scuadre giovanili sono numerosissimi i giocatori neri o latino americani, alcuni di loro sono dei campioncini di cui sicuramente si parlerá fra qualche anno. Un certo Mamadou (sedicenne nero come il carbone) pare che arriverá in prima squadra l’anno prossimo, staremo a vedere. Questi ragazzi rappresentano il futuro della societá e vengono portati su un palmo di mano e nessuno si sognerebbe di offenderli né di pensare che un nero non puó essere catalano, loro sono delle risorse anche e soprattutto per i tifosi. Si perché il motto qui, che tutti appena hanno occasione ti ripetono, é che catalano é chiunque lo voglia essere. Il concetto é assai affascinante e nuovo per me: catalano si diventa, basta volerlo; non è necessario nessun esame né nessuno ti deve nominare ufficialmente. É sufficente che ti senta catalano per esserlo davvero. Facile no?Proprio come in Italia........Andateglielo a spiegare a quelle capre che fischiano Balotelli, riusciranno mai a capirlo? Beheheheheeeeeee direi prorpio di no.